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A Cavagnolo, un piccolo paese di campagna nella provincia di Torino, nasce il 31 gennaio 1857, Casimiro Barello, figlio di umili contadini, ricchi solo della loro forte fede nella Provvidenza. Dai genitori riceve un'educazione cristiana semplice e lineare. Frequenta saltuariamente la scuola e non va oltre la terza elementare, come molti ragazzi del suo tempo.
Il 13 agosto 1868, riceve la Cresima da Mons. Ferré, Vescovo di Casale Monferrato e, un anno dopo, la Prima Comunione. Ancora ragazzino, si distingue per l'amore alla preghiera e per la fortezza nell'affrontare le difficoltà della vita. La sua giovane mamma si ammala presto e lui l'assiste fino alla fine. Quando la mamma lo lascerà, lui avrà solo 12 anni.Un giorno d'estate, nel paese vicino si celebra la festa patronale, la musica lo attrae e lui quattordicenne non sa resistere. Alla sera, scappa per andare a fare quattro salti. Ma nel tornare a casa si accorge di quanto sia stato superficiale e decide di non dedicarsi più a cose così vuote. Nel 1872 è malato grave. Per la festa dell'Assunta, si reca in chiesa: lì, gli appare la Madonna che lo guarisce e gli dice: «Tu dovrai servire Dio con una vita di penitenza e di preghiera». L'anno dopo, ancora malato, la Madonna gli appare nuovamente e lo richiama: «Perché non hai mantenuto la promessa? Per questo sei ricaduto infermo. Devi darti a una vita di penitenza e pellegrinare per il mondo, come hai promesso. Questo vuole da te Gesù». Preghiera e penitenza: è lo stesso messaggio di Lourdes. Casimiro continua a lavorare in campagna con i suoi pensando di darsi tutto a Dio. Nel 1874, vede di nuovo la Madonna che lo toglie dalla vita comune: dovrà uscire dalla sua terra e partire... per dove? Dove Dio vorrà.Nel suo cuore cresce un grandissimo amore a Gesù Eucaristico. Inizia a passare tutto il tempo che può in chiesa, in adorazione come se avesse quasi fisicamente percepito che: «Se Gesù è lì, vivo e vero, tu dove vuoi andare?».
Alla preghiera unisce le forme tradizionali di penitenza. Una domenica dell'autunno 1874, con il consenso del padre, parte. D'ora in poi sarà pellegrino, penitente e orante per il mondo, fermandosi nelle chiese a pregare, offrendosi per la conversione dell'umanità, in riparazione dei peccati e per la santificazione dei sacerdoti.
La sua prima tappa è Torino: la Consolata e l'Ausiliatrice. Si confessa, partecipa alla Messa e rimane in adorazione fino a quando la chiesa è aperta. Si guadagna il pane con umili lavori, quanto gli basta per vivere giornalmente e soccorrere i poveri. Guidato da un'ispirazione interiore che solo lui conosce, si dirige a Genova, dove resta fino al 1876: innamorato di Gesù, cerca sempre le chiese dove si svolgono le quarant'ore. Non è mai sazio di stare alla presenza del Santissimo Sacramento. Prega in ginocchio anche 10-12 ore al giorno.
Alla fine del marzo 1876, è a Roma a San Pietro e a Santa Maria Maggiore: vede il papa Pio IX e ne riceve la benedizione. Si porta a Napoli con l'intento di imbarcarsi per la Palestina, la terra di Gesù, ma non riuscirà mai ad arrivarci. Anzi, a Napoli, è imprigionato per il suo genere di vita e riportato a Cavagnolo, sotto scorta. È l'estate del 1876 e Casimiro, dopo una breve sosta, riparte, diretto in Spagna, a Santiago di Compostela. Passa a La Salette e a Lourdes. Giunge in Spagna e si spinge fino in Portogallo, dove rimane fino al dicembre del 1877. Per il Natale è di nuovo a Cavagnolo, pronto per la chiamata alle armi. Ma al suo paese, l'aspetta anche una bella ragazza di nome Rosina, che s'innamora di lui. Casimiro non è insensibile al suo fascino quattordicenne e promette a Rosina di sposarla, una volta tornato da militare.Dal febbraio del 1878 all'agosto 1880, è soldato a Torino, Venezia ed infine a Pescara: diligentissimo negli incarichi, tutte le libere uscite le passa in chiesa davanti al Tabernacolo. I commilitoni lo deridono, gli danno del «frataccio», ma molti, per il suo esempio, cambiano vita. Nel maggio 1879, una sera, mentre recita il Rosario, la Madonna gli appare un'altra volta per chiarirgli definitivamente che Gesù lo vuole pellegrino per il mondo: «Amami e donati tutto a me. Non essermi ingrato, esegui i miei ordini, onorami in presenza del mondo e non vergognarti di me... raccomandati a me nei pericoli e io non abbandonerò un peccatore che si pente e mi ama».
Casimiro scrive a suo padre: «Se tu vedessi ciò che io vedo, piangeresti di gioia... arrivederci in Paradiso». Alla fidanzata scriverà: «Servirò Dio solo. Non pensare più a me. Ti volevo tanto bene, ma l'amore per Gesù e quel che provo nell'amarLo è infinitamente più grande». Rosina non si sposerà e vivrà anche lei solo più per Gesù.
Imbarcatosi a Livorno per la Spagna, giunge a Barcellona e vi resterà fino alla primavera del 1881: la Spagna sarà la sua seconda patria. Diranno quelli che lo hanno incontrato: «Casimiro parla poco, prega molto, ascolta tutti. Passa lunghe ore in chiesa, dorme sulla nuda terra, aiuta i poveri con i risparmi del suo lavoro». Per un certo periodo, tra il 1881 e il 1882, vive come eremita con aspre penitenze rivelandosi un giovane di straordinaria purezza.Apprendendo molti mesi dopo che suo padre è morto, si dirige verso l'Italia. Frattempo viene deriso, insultato, arrestato più volte, sempre lieto di soffrire per Gesù e per la conversione dei peccatori. Molti però, comprendono il suo messaggio e lo venerano come uomo di Dio, altri scossi da lui, si convertono.
A Cavagnolo, nel febbraio del 1883, rinuncia alla parte di eredità, a favore del fratello Corrado, perché, come dirà: «Il mio unico tesoro è Gesù». Il parroco, don Amione, racconta che quando era al paese, Casimiro si confessava sovente e ogni giorno assisteva alla Santa Messa e poi si fermava lungamente in chiesa, fissando lo sguardo sul Tabernacolo, invocando Gesù e piangendo, offrendosi in riparazione degli scandali, dei sacrilegi e dei disprezzi che il Signore riceveva da parte degli uomini.
Nel marzo del 1883, riparte un'altra volta verso Genova. Lungo la strada parla di Gesù e delle verità eterne: il fine della vita, la salvezza dell'anima, la fuga dal peccato, l'inferno, il purgatorio e il paradiso, operando svariate conversioni. Il suo sconfinato amore per Gesù impressiona e risveglia in molti l'amore di Dio e il desiderio dell'adorazione. A Genova, il 17 aprile 1883, incontra don Giovambattista Semino che diventa il suo direttore spirituale e lo conferma nella sua singolare vocazione di «pellegrino eucaristico» di «pellegrino dell'Immacolata». Don Semino gli raccomanda la Comunione il più frequentemente possibile.A un giovane che lo compassiona per le sue persecuzioni, Casimiro risponde: «Non si è mai tanto sicuri di fare la volontà di Dio come quando si soffre per Lui». A un altro giovane spiega: «Non è da superbi volersi far santi: è questo il fine per cui siamo stati creati». Il 2 maggio 1883, vigilia dell'Ascensione, attorno a lui scoppia un tumulto ed è portato in carcere. L'indomani, per opera dei nemici della Chiesa è cacciato da Genova: dà fastidio solo con la sua presenza! Verso la fine del mese, è già a Rimini, in preghiera nella chiesa di Santa Chiara, all'altare di San Giuseppe Benedetto Labre, di cui sta leggendo la biografia e che imita nel medesimo stile di vita. Si ferma a Loreto nella Santa Casa, poi a Lanciano nella chiesa del Miracolo Eucaristico, dove il 5 giugno 1883, viene accolto nel Terz'ordine francescano. Mons. Luigi Agazio, santo vescovo di Trivento, che lo accoglie in quei giorni, lo considera un santo e dirà che «Casimiro sceglieva i luoghi dove c'erano più sacerdoti e più Messe, per non mancare mai alla possibilità di nutrirsi del pane eucaristico». A Campobasso viene arrestato e ricondotto a Cavagnolo: è contento di essere rivisto dai suoi compaesani con le manette ai polsi e di essere umiliato, per rendersi ancor più simile a Gesù durante la sua Passione. Il fratello ne chiede la liberazione e lo ospita in casa sua. Casimiro trascorre le sue giornate in chiesa, davanti all'altare, svolgendo i lavori più duri e dormendo sulla paglia sotto le stelle. In quell'inizio di ottobre 1883, si reca alla festa del Rosario a Monteu, dove prega a lungo davanti alla cappella di San Grato in modo da essere visto da tutti nel suo stato di penitente: «Da giovanetto, spiega, qui ho dato scandalo, ora intendo riparare». A un compagno di adolescenza, che cerca di evitarlo, risponde: «Molti del paese mi stimano pazzo: dicano quel che vogliono. Meglio essere pazzi per Dio che sapienti per il mondo». È il suo stile, il suo programma: la follia della Croce, del divino Crocifisso, che salva il mondo sul patibolo più infame.L'8 ottobre 1883, lascia Cavagnolo per sempre. Raggiunta la Spagna, l'8 dicembre, è in preghiera al Santuario mariano di Monserrat. A Valenza, ospite di un buon prete, don Cervera, Casimiro riceve una lettera da don Semino: «Confessati sovente, ricevi la Comunione tutti i giorni. Ripara le ingiurie che Gesù riceve in questo Sacramento. Trasformati in Lui». Obbedisce alla perfezione.
Nei luoghi dove passa, austero e gioioso, edifica e converte con la sua presenza. A Jativa, nel febbraio del 1884, in giorni freddissimi, pregando, soccorrendo i poveri, i malati e i carcerati predica una vera missione al popolo. Quindi, si incammina verso Santiago, dove però non arriverà mai, accompagnato da molti che vogliono stargli vicino, pregare con lui, e dicono: «È un santo, un altro Gesù».
Ad Alcoy, ospite di un negoziante di stoffe, Giuseppe Valero, il 23 febbraio 1884, fa da padrino da battesimo al bambino del commerciante, che viene chiamato Casimiro. Ormai sente vicina la sua ultima ora. Il mercoledì delle ceneri, dopo la preghiera, dichiara a chi viene a fargli visita: «Alcoy è colpevole di un grande peccato. La vostra industria è in declino, perché non santificate più la domenica, giorno del Signore, per la vostra sete di guadagno. Cambiate vita». È il suo testamento, e viene ascoltato. Gli ultimi giorni, benché arso dalla febbre della gravissima polmonite che l'ha colpito, Casimiro li trascorre in chiesa: «Il pensare che Gesù è realmente presente, nascosto nell'Eucaristia, il pensare che vi sta per mio amore, mi vede, mi sente, mi ascolta, mi è motivo di grandissima gioia e non partirei mai dalla sua presenza». Per invito della Madonna, Casimiro è stato l'eroico adoratore di Gesù Eucaristico, lo «schiavo del Tabernacolo», sorgente unica di santità e di ogni grazia. Alle 16,30 del 9 marzo 1884, Casimiro Barello, va dolcemente incontro a Dio. È la seconda domenica di Quaresima, la domenica della Trasfigurazione di Gesù sul monte. Ha soltanto 27 anni. Quando a Cavagnolo seppero che era morto, qualcuno esclamò:"Avevamo in casa un santo e non abbiamo voluto riconoscerlo!"Il giorno del cinquantesimo di morte, sopra la porta della chiesa, campeggiava la seguente iscrizione: CAVAGNOLO, NELLA LONTANA CITTA' DI ALCOY, MORIVA, CINQUANTA GIORNI FA, IL TUO UMILE FIGLIO CASIMIRO BARELLO IL QUALE VOLLE GLORIFICARE DIO CHE RENDE FELICI I POVERI DI SPIRITO. PER MERITO SUO GIA' RISUONA GLORIOSO IL TUO NOME SULLE LABBRA DEI CREDENTI, COSI' OGGI IN QUESTO TEMPIO OFFRI TU PER LUI UNA PREGHIERA ED UN SUFFRAGIO.Si comprende quindi come un alone particolare circondi la sua tomba e come i fedeli ricorrano alla sua intercessione nelle loro necessità, per non parlare di coloro che hanno esperimentato efficacemente la sua protezione. Il processo istruttorio per la sua beatificazione iniziò nella Curia di Valencia il giorno 16 ottobre 1947; il 17 gennaio1949 fu chiuso ed il 20 aprile dello stesso anno fu trasferito a Roma presso la Sacra Congregazione dei Riti, entrando così nella fase del processo apostolico.
Nel 2001 il Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato venerabile.
Primo sindaco di Cavagnolo
FALETTI VIENE ELETTO SINDACO DAL CONSIGLIO NELLA SEDUTA DEL 10 NOVEMBRE 1957 ED HA GIURATO DAVANTI AL PREFETTO IL 12 DICEMBRE 1957. RIMANE IN CARICA FINO AL 1961.
R. DECRETO 12 FEBBRAIO 1928 N. 418 (PUBBL. G.U. 19-3-1928 N.66) RIUNIONE DEI COMUNI DI BRUSASCO, CAVAGNOLO, MARCORENGO E BROZOLO IN UN UNICO COMUNE DENOMINATO “BRUSASCO-CAVAGNOLO”
D.P.R. 488 DEL 2 MAGGIO 1957 RICOSTITUZIONE DEL COMUNE DI CAVAGNOLO IN PROVINCIA DI TORINO (PUBBLICATO NELLA GAZZETTA UFFICIALE DELLA REPUBBLICA N. 167 DEL 6 LUGLIO 1957)
NEL 1948 VIENE ELETTO CONSIGLIERE NEI COMUNI UNIFICATI BRUSASCO-CAVAGNOLO DI CUI FA PARTE ANCHE MARCORENGO.ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO . FANNO PARTE DEL CONSIGLIO ANCHE I CONSIGLIERI CAVAGNOLESI SEVERGNINI DOTT. ANGELO PRIMITIVO, MARTINI DOTT. CESARE, POLLINO ATTILIO CHE ASSUME ANCHE LA CARICA DI ASSESSORE.
VIENE RIELETTO CONSIGLIERE NEL 1953 CON 695 VOTI (TERZO ELETTO). VIENE NOMINATO ASSESSORE INSIEME A BARBERO MARIO. ENTRAMBI SI DIMETTONO DALLA CARICA DI ASSESSORE IL 22 AGOSTO 1954 PER DIVERGENZE SULLA VENDITA DI UN LOTTO DI PIANTE. ENTRAMBI DISERTANO LE ADUNANZE DI CONSIGLIO E SI DIMETTONO DA CONSIGLIERI IL 13 AGOSTO 1955.
IL COMUNE DI BRUSASCO-CAVAGNOLO DELIBERA DI STANZIARE 10.000.000 DI LIRE PER L’ACQUISTO DELLA SEDE COMUNALE DIVISI IN DUE ESERCIZI
NASCE UN COMITATO PRO AUTONOMIA DELLA FRAZIONE DI CAVAGNOLO COMPOSTO DA 86 CAPIFAMIGLIA IL QUALE TRASMETTE AL SINDACO DEL COMUNE DI BRUSASCO-CAVAGNOLO CAV.RIGAZZI COPIA DEL VERBALE DELLA RIUNIONE TENUTASI IL 28 MARZO 1957 PRESSO IL SALONE DELL’ASILO MARTINI, CONTENENTE LA PROPOSTA DI ACQUISTO DELLA PROPRIETA’ DEGLI EREDI ADAMI PER UN IMPORTO COMPLESSIVO DI 10.000.000 DI LIRE.
IL PREFETTO DI TORINO NOMINA CON DECRETO N. 4073 DEL 3 AGOSTO 1957 FALETTI EVASIO QUALE COMMISSARIO PREFETTIZIO.
IL 20 OTTOBRE 1957 VIENE STIPULATO IL ROGITO NOTARILE DI ACQUISTO DELLA SEDE MUNICIPALE DAGLI EREDI ADAMI. NEL ROGITO SI SPECIFICA CHE IL RESTANTE DELLA PROPRIETA’ NON PUO’ ESSERE CEDUTO AD ALTRI, SE NON AL COMUNE DI CAVAGNOLO, PER DUE ANNI.
FALETTI VIENE RICONFERMATO SINDACO NEL 1961 E ANCORA NEL 1965 .TERMINA IL SUO MANDATO NEL 1970 QUANDO SUBENTRA L’ING. SQUILLERO IN SEGUITO SOSTITUITO DA LAZZARO REMIGIO NEL 1973.